Il direttore artistico del Silvano Toti Globe Theatre calca per la prima volta le tavole di questo palcoscenico per omaggiare il più grande drammaturgo britannico, in occasione dei quattrocento anni dalla sua morte.
Gigi Proietti, però, non lo fa rimettendo in scena un’opera del Bardo, ma sceglie di celebrarlo attraverso uno dei più romantici e famosi attori shakespeariani: Edmund Kean (1787-1833). L’attore che per primo ha dato nuova linfa alle tragedie del poeta di Stratford, scrollandosi di dosso il manierismo e le ampollosità di interpretazione degli attori che lo avevano preceduto.
Pur conoscendo bene il testo e la sua forza (Proietti lo aveva portato in scena al Festival di Taormina ventisette anni prima), i fan dell’attore romano – da sempre seguitissimo in televisione, al cinema e al teatro – probabilmente non sapevano neppure a quale spettacolo stessero per assistere. Eppure la fila al botteghino si dipanava per metri, il il teatro di Villa Borghese ha accolto tutto il pubblico che poteva ospitare tra i suoi palchi di legno cigolanti. Tanti sono stati gli applausi a scena aperta scoppiati alla fine di un celebre monologo, di una battuta spiritosa o anche solo ad una smorfia del viso del grande mattatore, il quale, da solo, ha catalizzato l’attenzione di tutti quegli spettatori che lo hanno salutato in piedi, tra applausi scroscianti, cartelloni, fazzoletti colorati, urla, come se ad un tratto il Globe si fosse trasformato in uno stadio e Proietti fosse una pop star.
La scelta di affrontare Shakespeare attraverso la vita sregolata di Kean è stato un modo di ringraziare anche tutti gli attori che sino ad oggi hanno fatto rivivere con la carne, la voce e le ossa il significato, l’attualità, la moderna complessità dei personaggi shakespeariani.
I monologhi che scandiscono la biografia di Edmund Kean sono parole che appartengono all’interprete, si intrecciano alla sua condizione maledetta, disgraziata, anche nella fortuna.
Si confondono così abilmente che diventa difficile distingue Shakespeare da Kean, Kean da Proietti.
Il rosso dei velluti avvolti alle colonne, della tappezzeria, dei costumi come simbolo dell’amore per il teatro, della passione, dei peccati di Edmund. Il vino che Kean ingurgita smoderatamente, la foga che lo muove ad avere tutto o niente (“aut Caesar aut nihil” continua a ripetere), i tradimenti, l’odio, l’eccesso.
Una straordinaria prova d’attore, uno spettacolo emozionante che trascina lo spettatore dal riso, al pianto, alla riflessione. Un disorientamento dei sensi che va di pari passo all’ubriacatura del protagonista, come se lo spettatore provasse con quel povero attore – con cui di fatto non ha niente da spartire – una profonda empatia. Fa il tifo per lui, anche se rappresenta l’antieroe per eccellenza: un traditore, un ubriacone, un prepotente, un narcisista, senza nessuna voglia di redimersi.
Ma in fondo, pur non essendo un personaggio venuto fuori dalla penna di Shakespeare, Edmund Kean è insieme Riccardo III, Shylock, Amleto, Otello…
Gigi Proietti in OMAGGIO A SHAKESPEARE
brani da EDMUND KEAN di Raymund FitzSimons
Adattamento e regia Gigi Proietti
Regista assistente Loredana Scaramella
Scene e costumi Cappellini Licheri
Musiche Fiorenzo Carpi
Disegno luci Umile Vainieri
Progetto fonico Franco Patimo
Prodotto da Politeama Srl
Silvano Toti Globe Theatre
Villa Borghese, Roma – www.globetheatreroma.com