Lacci è il nuovo spettacolo di Armando Pugliese con Silvio Orlando. La drammaturgia è un adattamento del romanzo omonimo di Domenico Starnone (Premio Strega 2001), uscito nel 2014 per Einaudi.
La crisi di una famiglia piccolo-borghese è il punto di partenza per indagare quello che succede dopo, quando si cerca di rimettere insieme i pezzi, seguendo quei lacci invisibili che uniscono le persone da un nodo, sembrerebbe, indissolubile.
La partitura drammaturgica è molto rigida, si distinguono chiaramente tre grandi sequenze (che corrispondono a tre momenti temporali distinti) e cinque scene diverse.
La crisi tra Aldo e Vanda scoppia quando il marito va a lavorare a Roma dove si innamora di una diciottenne, che gli fa assaporare il senso di libertà e il piacere per la vita. Non farà più ritorno a Napoli, non si interesserà più dei figli e della moglie, ma per qualche strana ragione i “lacci”, che assomigliano più a catene, lo riporteranno (senza volerlo veramente) a tornare ad essere un padre e un marito. Aldo si rassegna ad una triste malinconia quotidiana, nutrendo risentimento verso la moglie e una profonda nostalgia di quei momenti felici, lontano dalla sua famiglia. Vanda, dal canto suo, non perderà occasione di mortificarlo e rinfacciargli il suo egoismo. Anche lei, come il marito, è profondamente triste, disinteressata a tutto ciò che la circonda, compreso i suoi figli. “Ora che sono vecchia, posso dire che non mi piace niente”. I figli, come è facile immaginare, hanno una visione distorta e pessimista del concetto di famiglia. Hanno vissuto in un contesto in cui l’amore, la famiglia e il quieto vivere erano solo una bella facciata dietro cui nascondersi. Dentro quei lacci è passato inesorabilmente anche l’odio e il rancore che era stato dei genitori. “Il contenuto del romanzo mi ha suggerito l’idea di una sinfonia del dolore, perché questa storia ci parla di un carico di sofferenza che da una generazione si proietta su quella successiva con il suo bagaglio di errori, infingimenti, viltà, abbandoni, dolore appunto” spiega il regista .
L’ipocrisia della famiglia è il grande tema di questo testo. I lacci familiari costringono spesso a un rapporto sadico in cui in nome della famiglia si è disposti a sacrificare se stessi, fino ad annullarsi e a vivere una vita infelice, con il solo sollievo di rifugiarsi nei ricordi per pensare a quello che sarebbe potuto essere.
Insieme a Silvio Orlando, la talentuosa Vanessa Scalera nel ruolo di Vanda, Maria Laura Rondanini, la figlia sedotta dalla vita extra coniugale del padre, Sergio Romano, nel ruolo del figlio. Per lui la messa in discussione del concetto di famiglia ha prodotto quattro famiglie diverse. E infine Roberto Nobile, il vicino di casa che diventa il confidente di Aldo.
L’adattamento che Starnone fa del suo romanzo penalizza gli attori, costringendoli a rendere teatrale ciò che sulla carta è ancora troppo letterale. Il lungo, lunghissimo prologo epistolare dell’inizio, per esempio, ha richiesto tutta la bravura di Vanessa Scalera; inoltre, non aiuta la regia, che è costretta ad utilizzare espedienti scenografici (le sedie che si muovono sui binari per il palco) per colmare mancanze di rifermenti drammaturgici e in alcuni momenti stride completamente con l’atmosfera creata fino ad allora. La scena del poliziotto è un esempio. Un triste siparietto alla Casa Vianello, che anziché divertire, disorienta lo spettatore.
Il tema, i talentuosi attori, la firma della regia possono fare poco di fronte a una struttura drammaturgica che è molto distante dalle esigenze della rappresentazione, del tutto diverse da quelle della lettura. Un vero peccato.
tratto dal romanzo Lacci di Domenico Starnone
produzione
Cardellino s.r.l.
Al Teatro Piccolo Eliseo dal 25/01 al 12/02