L’anatra all’arancia è in scena al Teatro Eliseo fino all’otto gennaio con la regia di Luca Barbareschi che propone un’edizione moderna di questo cult della commedia : “Non ho voluto rifarmi ai vecchi modelli ma sicuramente mi ritrovo negli straordinari artisti che prima di me hanno affrontato questi ruoli, per tempi comici e per il sottile cinismo. Sono felice di mantenere la tradizione riprendendo un modello che è diventato un cult. Del resto la comicità è una medicina meravigliosa per elaborare il ‘dolore”, spiega il regista ad Androkonos.
A sipario chiuso, un’anatra luccicante brilla sul palco in attesa che il pubblico prenda posto. Quando le grandi tende rosse si aprono la bella scenografia di Tommaso Ferraresi è di grande impatto. Un ambiente elegante, nella sua essenzialità.
La storia ha un incipit classico: la crisi matrimoniale di una coppia, Lisa e Gilberto, dopo venticinque anni di vita insieme. Lei si innamora di un altro, Volodia, più attento e romantico del marito e decide di partire con lui. La reazione di Gilberto è inaspettata, dopo un momento di straniamento mostra comprensione per la moglie al punto di invitare l’amante a cena per discutere della separazione. Gli ingranaggi della commedia cominciano a muoversi proprio durante l’incontro dei quattro, al trio si aggiunge la sexy segretaria di Gilberto, Chanel. Quello che doveva essere un incontro civile e risolutivo tra adulti, diventa il pretesto per la coppia di screditarsi agli occhi degli ospiti. Nevrotica e infelice lei, infantile e macchiavellico lui, ma in fondo ancora innamorati l’uno dell’altra. Nel piano di Gilberto c’era l’intenzione di allontanare Volodia e convincerlo a lasciar perdere Lisa, non per gelosia, ma per puro egoismo. Un piccolo e buffo cameriere di tanto in tanto corre su e giù per il palco con un’anatra starnazzante in mano.
Il lieto fine è assicurato per tutti i personaggi, ad eccezione del pennuto.
L’anatra all’arancia di William Douglas Home è sempre piaciuto molto al pubblico italiano. Il testo è dei primi anni ’70, e già nel 1973 Alberto Lionello e Valeria Valeri lo hanno proposto a teatro, ma è il film del 1975 di Luciano Salce con Ugo Tognazzi e Monica Vitti (che con il personaggio di Lisa vinse nel 1976 il David di Donatello e il Nastro d’Argento come migliore attrice protagonista) che rese celebre questa commedia al grande pubblico.
I personaggi sembrano esser stati scritti per gli attori che li interpretano. Luca Barbareschi è perfetto nei panni di Gilberto, uomo di mezz’ eta, narciso, cinico e spregiudicato, che riversa nell’alcool le frustrazioni tipiche degli uomini di successo. Anche Chiara Noschese ha saputo rendere bene le contraddizioni che convivono in una donna tradita e trascurata, persa nei libri, dedita all’alcool e ai calmanti. Gianluca Gobbi con la sua fisicità ha restituito un signor Volodia, lontano dall’aitante uomo che lo spettatore si aspettava all’inizio, ma credibile e divertente. La bella e brava Margherita Laterza, nei panni di Chanel, la svampita genealoide segretaria, alterna un romanaccio di strada a pensieri forbiti. E infine, Ernesto Mahieux incarna il cameriere disubbidiente, dall’accento napoletano.
Nelle quattro pareti domestiche la coppia scoprirà di completarsi, nonostante la bipolarità di lei e l’egoismo di lui: “Noi due non saremo mai perfetti, ma saremo noi due”.
Le luci di Luraj Saleri, apparentemente molto semplici, sono evidentemente il risultato di un grande lavoro di perfezionamento. La chicca in scena è una parete incorniciata che cambia sfumature e colore nel corso della pièce, un altro personaggio, quasi, che partecipa alla storia.
Una commedia piacevole e adatta a tutti, in cui i personaggi, pur mostrandoci un solo aspetto di sé, e sempre in modo leggero, si fanno portavoce di rapporti e modi di fare che appartengono a molti. L’obiettivo principale è quello di divertire il pubblico, ma alcuni temi, seppur tra le righe, trapelano. Accettarsi per quello che si è, riconoscere e apprezzare le imperfezioni dell’altro, saper riconoscere l’amore, quando c’è.
dal testo The Secretary Bird di William Douglas Home
versione francese di Marc Gilbert Sauvajon
traduzione di Luca Barbareschi
con Luca Barbareschi, Chiara Noschese, Gianluca Gobbi, Margherita Laterza
e con la partecipazione di Ernesto Mahieux
scene Tommaso Ferrarese
costumi Silvia Bisconti
luci Luraj Saleri
dramaturgia Nicoletta Robello Bracciforti
regia Luca Barbareschi
produzione Teatro Eliseo, Fondazione Teatro della Toscana