Come una gitana in cerca di un posto in cui fermarsi, Lina Sastri arriva al Teatro Quirino con un seguito di musicisti e comincia a cantare una storia, la sua storia. Mi chiamo Lina Sastri è uno spettacolo in musica e parole in cui l’attrice, che si è occupata anche della regia, trascina il pubblico, intimamente, negli angoli della sua anima, donandogli tutta se stessa.
La voce di Lina Sastri primitiva, eppure così aggraziata, sembra arrivi dalle viscere della terra, da un luogo in cui i sentimenti e le emozioni sono puri, diretti, feroci. Il suo corpo si muove al ritmo del tamburello come ipnotizzato, e diventa forza, dolcezza, strumento.
Lo spettacolo è diviso in sette quadri che riassumono l’anima femminile e tutto ciò che rappresenta, ma sono anche, inevitabilmente, sette facce del suo cuore, del suo percorso.
Mi chiamo Lina Sastri, come spiega l’attrice nelle note di regia è un “tributo all’anima femminile, all’amore, alla solitudine, alla ferita, alla sconfitta, alla rinascita, alla speranza, al coraggio” che dal generale, il femminile appunto, volge al particolare, a Lina Sastri.
Tanti gli omaggi musicali, da quelli tradizionali (meraviglioso l’arrangiamento della Tammurriata nera che ha coinvolto il pubblico al punto da esplodere in un applauso scrosciante) ai più contemporanei (molti brani di Pino Daniele). Gli interventi di parole, firmati Lina Sastri, seppur brevi, sono molto incisivi, fanno da trait d’union tra i brani musicali e raccontano poeticamente la sua storia, vicina a quella di molte donne. Ma Lina Sastri è anche attrice, ecco quindi il ricorso a due brani emblematici:il monologi di Pirandello Che cos’è il teatro, indubbiamente un tributo alla sua grande passione, forse necessità, così come lo è il brano di Eduardo de Filippo, La Madonna delle Rose tratto da Filomena Marturano, un tassello fondamentale della sua carriera, tanto che per molti il volto di Filomena è quello di Lina Sastri.
Poi c’è Napoli, onnipresente, una co-protagonista verrebbe da pensare. Il suo mare, la sua terra “amara”, le sue donne e le sue madonne. Anche chi ha difficoltà a capire il napoletano, riuscirà certamente a cogliere l’emozione più profonda che arriva senza filtri, schietta, canzone dopo canzone.
L’idea scenica e il disegno luci di Alessandro Kokocinski conferisce alla messa in scena eleganza e atmosfere senza tempo, immobili, granitiche ed eteree allo stesso tempo, eppure presenti e suggestive proprio come le sculture che calano dall’alto, solenni.
Gli arrangiamenti sono del maestro Maurizio Pica che dirige anche i sei bravi “sonatori”. Il questa messa in scena, per la prima volta, Lina Sastri si fa accompagnare anche dal pianoforte.
Insomma Mi chiamo Lina Sastri è uno racconto “verso la musica, il mare, verso il miracolo della vita e della rinascita…” che di sicuro contribuirà a rendere indelebile il nome di Lina Sastri.
Leggi l’intervista: https://www.giudalpalco.it/lina-sastri-e-la-lupa/
Scritto e diretto da LINA SASTRI
Idea scenica e disegno luci ALESSANDRO KOKOCINSKI
Direzione musicale e arrangiamenti MAURIZIO PICA
Con
Chitarra, FILIPPO D’ALLIO
Violino, GENNARO DESIDERIO
Percussioni, SALVATORE MINALE
Fiati, GIANNI MINALE
Pianoforte, PINO TAFUTO
Contrabbasso, ANTONELLO BUONCUORE
Produzione ENTE TEATRO CRONACA VESUVIOTEATRO
Le sculture di scena sono state realizzate da ALESSANDRO KOKOCINSKI
Assistente scenografo STEFANO LABBELLARTE
Direttore di produzione COSTANTINO PETRONE
Assistente disegno luci FRANCESCO ADINOLFI
Datore luci LUIGI DELLA MONICA
Fonico ROSARIO ASSENTATO
Macchinista GIANFRANCO IZZO
Sarta MARIA ROSARIA RICCIO
Assistente alla regia CLELIA PISCITELLO
Fino al 9 ottobre al Teatro Quirino
Orario spettacoli
Da martedì a sabato ore 21
Giovedì 6 e domenica 9 ore 17