Dopo un anno Giorgio Montanini torna sul palco del Brancaccio, lo storico teatro romano in Via Merulana, con il suo sesto monologo satirico Per quel che vale. E per la secondo volta una platea entusiasta lo accoglie.
Montanini rappresenta, forse più di altri, la stand-up comedy in Italia. Ma non è il solo. Negli ultimi anni questo genere di comicità riempie pub e locali da Nord a Sud. Montanini, però, è il più conosciuto al grande pubblico. In passato ha sostituito Crozza nella copertina di Ballarò, è il volto e la mente di Nemico Pubblico, alla terza stagione, e da quest’anno è in prima serata con Nemo-Nessuno escluso, il nuovo programma di Enrico Lucci.
Quando si parla di stand-up comedy, però, non bisogna accontentarsi degli esempi che il piccolo schermo offre. I cultori del genere, sanno che non servono trucchi, costumi, scenografie: basta un microfono. Nel caso di Montanini anche due bicchieri di whiskey. La stand-up comedy, poi non utilizza un linguaggio “elegante”, per questo motivo, più che per gli argomenti controversi trattati, non è adatta ad un pubblico minorenne e trova nel teatro e nei locali il suo habitat naturale.
Per quel che vale, dunque, al Brancaccio brilla di luce propria.
Ad aprire la serata il bravo comico marchigiano Francesco Capodaglio, che con il suo monologo prepara il terreno alla star della serata.
Il titolo Per quel che vale, lo spiega il comico “Guardate questo spettacolo sapendo che gli argomenti della satira sono gli stessi da sempre, un comico moderno non fa altro che attualizzarli e plasmarli sulla società che vive, ve li sbatte in faccia con violenza, Le parole di un comico penetrano in profondità le carni dell’anima e stimolano i nervi scoperti facendovi sussultare per l’imbarazzo ed esplodere in una risata liberatoria. Finito lo spettacolo potrete sentirvi un po’ meglio e tornare a vederlo, oppure sentirvi disgustati e non tornare mai più. Finito lo spettacolo, però, non c’è altro. Finito lo spettacolo, potreste anche ripetere con gusto la battuta che tanto v’era piaciuta e riderne con gli amici, aggiungendo sempre la postilla: “Per quello che vale…”
Dunque finalmente un ridimensionamento della figura del comico e del ruolo della comicità, la satira in primis.
Per quel che vale comincia con il racconto della paternità, raccontata dal cinico punto di vista del comico, poi prosegue con i temi tradizionali della satira: la religione (come si comporta un prete di mezz’età in seguito ad una crisi di fede?), la paura del diverso. Ma c’è una novità, quasi una rivelazione. Montanini difende la risata e non “demonizzare” gli altri generi della comicità. Anzi, spiega, a modo suo, come ogni tipo di comicità, da quella di Totò e del varietà del dopoguerra ai film cult anni ’80, fa ridere perché collocata in un preciso contesto e rispondente a precise richieste del pubblico. Infine ridimensiona anche la figura del comico-vate, che non può e non deve essere un punto di riferimento politico in un paese: “la satira è solamente un punto di vista personale e così va presa, non come verità assoluta. Un comico non deve essere un riferimento sociale, ma deve esserlo il politico se no, in Italia, va a finire che prendiamo sul serio i comici e i politici a barzelletta. Che succede a quel punto? Che alla fine ti confondi ed un comico fonda un partito politico”.
Il successo di Giorgio Montanini è il risultato di anni di lavoro, in cui il comico marchigiano si è fatto le ossa tra sagre di paese e comunioni. E il mestiere si vede, non solo nella sua innata capacità di stare sul palco e intrattenere il pubblico, ma anche neii suoi pezzi, sempre più raffinati e credibili anno dopo anno.
Teatro Brancaccio
Via Merulana, 244, 00185 Roma
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